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domenica 16 giugno 2013

4° Su e giò par Bardell" BARDELLO Piede d'oro 2013

A Bardello una giornata calda sopra ai 24° ha accolto i 386 classificati del percorso lungo, 9,39 km al mio GPS.
".....ma quanta fatica per stare al mondo!" dice Sabina alla fine della gara di oggi, ma così devono averlo pensato tutti, sopratutto durante il salitone tra il 6° ed il 7° km quando raggiunto il punto più alto del percorso la spia segna che il contenitore delle energie è ormai in riserva.
Compitino sulla fatica.
"La fatica prima o poi arriva per chi corre le gare di resistenza", mi ha insegnato quando ero un ragazzino il mio caro allenatore Maurizio Sartorelli, "bisogna saperla gestire e superare" e lui ne sapeva di fatica e ne ha conosciuti tanti di atleti che ogni giorno s'infilavano le scarpette per faticare, Nicola, Marino, Valter, Roberto, Gianbattista, Alberto, Stefania, Sonia, Barbara, Marinella etc. etc.
Come altri ho conosciuto nella corsa vari tipi di fatica: quella dei due giri di pista, quando per andare sotto i 2' 00" passando in 1'25" ai 600, fai duecentometri, in cui il lattato ti sta avvelenando non solo il fegato ma anche lo stomaco che ti si rivolta nell'addome; quella dei 2000 siepi, da allievo, quando arrivi all'ultimo ostacolo e ti fa sbagliare ad attaccarlo e non riesci a capire ancora adesso come sei riuscito a superarlo; quella dei 5000, quando parti troppo forte e ti trascini negli ultimi due km con le ginocchia che non si alzano e la falcata che ti si dimezza; quella dell'ora in pista che è strana perché il riferimento è il tempo e non i kilometri e non sei abituato, la mente è confusa nel cercare di capire quanti giri mancano secondo l'andatura che stai girando; quella della maratona che ti fa piangere quando arrivi al traguardo e non capisci se è il dolore, la soddisfazione, l'emozione o la gioia di avercela fatta a finire sotto il ritmo che avevi previsto. Ho conosciuto la fatica del triathlon quando scendi dalla bici e inizi a correre con le gambe che sembrano di legno. E' vero, ma quanta fatica per stare al mondo. Per non parlare di quella del lavoro, della famiglia, dei viaggi, delle relazioni, dei figli, del mutuo da pagare etc, etc. E poi c'è la fatica che serve per dimenticare e quella per ricordare. Capita che dopo un allenamento faticoso riesco a vedere le cose con più oggettività e prendo delle decisioni con uno spirito più sereno o anche solo che prendo delle decisioni che altrimenti non avrei mai preso. E noi siamo fortunati rispetto ai nostri antenati che non conoscevano le carezze degli agi che la vita di oggi ci permette di vivere. Noi che corriamo, sentendoci un pò superiori rispetto a chi non lo fa, ci sobbarchiamo un carico di lavoro in più che fa trasformare la frase".....ma quanta fatica per stare al mondo!" con quest'altra, che suona come un'opportunità "la fatica è bella.......anche se ti fa soffrire".
Nella foto qui di lato un Amico grande conoscitore della fatica che arriva fino a quella dell'IRONMAN ..e non solo; qui ferito dopo una caduta in bici in un duathlon (Super Valter Carnovali).
Fine del compitino.
La gara.
Gara vinta a pari merito da Lhoussaine Oukhrid e Ronnie Fochi. Terzo gradino del podio per Salah Argoub seguono Andrea Tersigni, Rachid Argoub, Andrea Macchi, Ivan Breda, Matteo Malatrasi, Nader Rahhal e decimo posto per Giuseppe "Playbeppe Bollini, che non pago delle cavalcate infrasettimanali, l'ultima appena ieri sera nella sua Albizzate, si è presentato alla partenza anche questa mattina e ha scatenato l'inferno al via con una partenza a razzo. All'undicesimo  posto si rivede Matteo Rodari.
Gara femminile vinta da una sempre in forma Sabina Ambrosetti con ben 45" di vantaggio su quel mostro sacro, che ha scritto parecchie volte il proprio nome tra le vincitrici delle gare del pdo, e non solo, "nostra Regina": Cristina Clerici. Terzo posto per Martina Gioco classe 1996! Come dire il presente, il passato, che non passa di moda, e, forse, il futuro.
Io sono arrivato 25° e 6° di categoria in 38'16", ritmo medio al mio Garmin 4'04". Partito con un pò più di sprint del solito, ma non troppo, ho cercato di restare nella scia di chi normalmente arriva prima di me e dopo qualche km vedo davanti a me la sagoma di Cristina C preceduta di qualche secondo da Sabina A. Conto i secondi alla prima curva 15. Cerco di rimanere agganciato ad un portacolori della 3V e piano piano riagganciamo Alfredo Francesca, rivedo, prima di entrare in un tratto sterrato la Clerici e poco più avanti Sabina, conto i secondi sono 18. Sto tirando ma non guadagno, anzi, ok, non sforzo più e cerco di rilassarmi, a volte funziona, recupero un pò di energie e riprendo il forcing, qualche saliscendi e mi accorgo di recuperare terreno rispetto a chi mi precede, Arriva il salitone del 6° km, vedo Cristina che perde terreno, davanti a lei Sabina e poco più avanti Sergio Simonetta, mio rivale la passata stagione per il primato di categoria, è ora di attaccare, è un tipo di salita adatto a me, supero Cristina e capisco dal suo respiro che è in difficoltà, la strada fa una curva e da l'impressione che la salita sia finita, ma no, continua ancora, un'opportunità per me per raggiungere prima Sabina e poi Sergio. Adesso la salita è veramente finita, all'inizio della discesa mi faccio di lato per far passare chi mi segue, ma questo m'invita a proseguire e tiene la posizione, toh, uno che come me scende con il freno a mano tirato. Fine della discesa, Sergio mi si è riportato sotto e accenna ad andarsene, tengo giù il piede sull'acceleratore e prima di entrare nel tratto sterrato capisco che molla e prendo prima qualche metro e poi una decina, una ventina di metri, riconosco la stradina nel bosco che porta al campetto sportivo, giù a manetta, traguardo e sono soddisfatto di come sono andato, si, lasciatemelo dire ......ma che fatica!!
Ho provato delle buone sensazioni durante la gara anche se alla fine non ne avevo proprio più, fortuna che oggi era un pizzico più corta del solito.
Domenica prossimo gara n°19 a Samarate.

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